Nel 1947 “inventò” il futuro Parlamento Ue

di Luigi Trisolino

La costruzione di un concetto di “Unione” per una Europa di pace e di solidità economica, doganale e culturale, all’insegna delle diversità e delle libertà, deve una parte pulsante delle proprie fondamenta all’attivismo scientifico e politico dell’aristocratico Richard Nikolaus von Coudenhove-Kalergi. Kalergi, scrittore amante della filosofia e attivista politico di ispirazione cosmopolita, nacque a Tokyo il 17 novembre 1894 da padre austroungarico e da madre giapponese, e visse fino al 1972. Al Kalergi dobbiamo riconoscere l’impegno nel far circolare in Europa e non solo il concetto culturale nonché il programma politico-economico di “Unione” paneuropea. Cogliendo l’occasione dell’avvicinarsi del 17 novembre, nel ricordare la nascita dell’audace studioso apriamo un modesto piano di indagine politologica. Su un piano rigoroso ed al contempo aperto sarà possibile far dialogare nelle proprie diversità e contingenze topo-storiche il fine concetto di “Unione” paneuropea, a vocazione planetaria ma declinabile in progressive fasi nella sua auspicabile realizzazione, da un lato, con la realtà istituzionale di “Unione” europea, così come questa risulta dagli assetti geopolitici della nostra post-contemporaneità in corso, dall’altro lato. La metodologia più accreditata nelle operazioni intellettuali di storia del pensiero e delle istituzioni impone di chiedersi preliminarmente se è corretto rinvenire alcune delle radici dell’attuale Unione europea in quella distinta Unione pensata e sostenuta dal Kalergi. Spesso i nominativi che definiscono le organizzazioni umane, nella storia, sono gli stessi per descrivere assetti differenti che solo in parte possono essere considerati l’uno l’antesignano dell’altro. Anche su altre questioni inerenti alla figura del politico paneuropeo, un corretto utilizzo della metodologia storiografica, in generale, ci consente di confutare ogni faziosa dietrologia che vorrebbe diffamare la memoria della buona fede politica del Kalergi, inventando smisurati complotti sul c.d. “piano Kalergi” di sostituzione etnica delle popolazioni europee. Richard Nikolaus von Coudenhove- Kalergi alla fine del c.d. primo conflitto mondiale iniziò a pubblicare vari articoli in cui evidenziava la necessità di un nuovo ordine europeo. Nel 1922 egli pubblicò un progetto di Paneuropa, a cui l’anno successivo fece seguire la sua opera-manifesto, “Pan-Europa”. Come attivista ed editore nel 1924 diede vita ed ispirazione pulsante al movimento paneuropeo. La sua vocazione panfederalista era il frutto di esigenze concrete diffusamente avvertite tra i cittadini dei vari Paesi eurasiatici, ossia le esigenze di pace e benessere economico nonché spirituale degli individui e dei diversi popoli. Questo suo punto di vista paneuropeo quale necessità storico-strutturale era illuminato da urgenti intenti di riequilibrio globale. Le tendenze maggioritarie di quel tempo a cavallo tra le due cc.dd. guerre mondiali, però, sposavano concezioni nazionaliste che mistificavano ogni sana tradizione patriottica classica, in una febbrile corsa agli armamenti in funzione nazionalbellica. In seno a quel dilagare di monadismi statali e statolatrici purtroppo non si diede risalto e onore all’idea di “Unione” paneuropea del Kalergi. Questi infatti delineava in varie tappe i percorsi necessitati che avrebbero dovuto compiere i popoli europei, divenendo attraverso un sistema rappresentativo federale i protagonisti di un senso di fortificazione comune per un condiviso benessere di economie liberali di pace. Una prima fase sarebbe stata caratterizzata dalla cooperazione intergovernativa con riunioni periodiche e con deliberazioni votate all’unanimità; dopo il realizzarsi di questa fase programmatica si sarebbe pervenuti progressivamente ad una fase intermedia di unione doganale tra gli Stati parti del percorso a vocazione federale; infine si sarebbero poste le basi per istituire gli Stati Uniti d’Europa. La cessione di sovranità occorrente per addivenire ad una Unione sarebbe stata dosata in modo reciprocamente paritario, con il nobile fine di edificare un ente sovranazionale in grado di armonizzare le esigenze di crescita condivisa, agendo sulle distorsioni doganali di allora, nonché tutelando le minoranze e le diversità linguistiche nei vari territori affratellati. Il progetto del paneuropeismo kalergiano declinava un sistema europarlamentare bicamerale, con una Camera dei popoli costituita da un parlamentare per ogni milione di abitanti, e con una Camera degli Stati costituita da rappresentanti governativi di ciascuno Stato. All’interno del suo progetto Coudenhove-Kalergi evidenziava l’importanza di rispettare l’uguaglianza tra le nazioni, piccole o grandi che fossero.

Le sfumature cosmopolite del Kalergi, a tratti a vocazione eurasiatica ed eurafricana, corrispondendo ad un pensiero di armonie basato sul reciproco e pacifico riconoscimento delle diversità culturali, non devono trarre in inganno. Una eurounionalità a vocazione filantropica ed economica sul versante transatlantico non deve essere stata esclusa dal Kalergi, giacché occorre ricordare la gratitudine che egli sicuramente nutriva verso il polo accademico newyorkese che lo accolse quando fu costretto a riparare negli USA, durante l’infuriare della c.d. seconda guerra mondiale. Il suo crogiuolo di esperienze transnazionali è dipeso dalle sue origini e dalle contingenze che si creavano davanti alle sue visioni e scelte scomode in una dura e chiusa società. Nel 1919 adottò la nazionalità ceca, nel 1939 venne naturalizzato francese e al termine del secondo conflitto mondiale si trasferì in Svizzera. Durante il periodo cecoslovacco lo studioso e attivista politico paneuropeista propose un progetto di Unione europea, strutturalmente modellato sull’assetto uscente dal trattato a quei tempi stipulato fra la Cecoslovacchia, la Romania e la Jugoslavia. A capo del movimento per l’Unione paneuropea, in un’ottica più economica di investimenti sovrastrutturali il Kalergi aveva da sempre suggerito di fondere l’industria carbonifera tedesca con quella mineraria francese in una industria siderurgica di respiro paneuropeo. Secondo alcune interpretazioni storiografiche Robert Schuman si sarebbe ispirato a questa geniale idea nel proporre la Comunità Europea del Carbone e dell’Acciaio. Contrapponendosi ai regimi del socialismo reale, fallaci nella realizzazione di utopie altalenanti e liberticide, uno degli obiettivi concreti ed utili proposti dal Kalergi era quello di solidificare sostanzialmente le potenzialità di una Europa forte, capace d’incidere sugli orizzonti internazionali dominati dalle potenze USA, URSS e dall’allora coloniale Regno Unito. Nel 1947 una Unione parlamentare europea fu fondata da Coudenhove- Kalergi seguendo la sua ispirazione circa l’elaborazione di una Costituzione per l’Europa. Il suo sforzo continuò attraverso la richiesta a quattromila parlamentari di tredici Paesi di schierarsi a favore o contro l’idea di una Federazione europea posta sotto la direzione delle Nazioni Unite. Il suo successo non lo fece andare esente da critiche, non solo da parte dei nazionalsovranisti ma anche da parte dei più radicali eurofederalisti incapaci di visioni metodologiche graduali. Nel 1948 in un consesso tra varie anime europeiste dell’epoca il Kalergi evidenziò l’idea di una assemblea eleggibile dai Parlamenti nazionali. Nel 1948 i parlamentari britannici, scandinavi ed olandesi si opposero e fecero fallire un progetto di Costituzione europea che era stato votato durante il secondo congresso dell’Unione parlamentare europea. Il senso storico e il contenuto politico dell’espressione “Costituzione europea”, di cui si è appena detto, devono essere distinti dal paradigma e dal contenuto presenti nel progetto di Costituzione europea dei primi anni del XXI secolo, poi fallito in seguito ad alcune mancate ratifiche del trattato che la prevedeva, per gli esiti dei referendum francese ed olandese del 2005 prima, e poi per le sospensioni dei referendum sulla ratifica da parte dei polacchi, danesi e britannici. Malgrado le omonimie e le tendenziali connotazioni assiologiche in comune, le coordinate strutturali e sovrastrutturali storiche dei diversi modelli di Unione, nel paneuropeismo da un lato e nell’ordinamento eurounitario attuale dall’altro lato, risultano essersi sviluppate su assetti geopolitici differenti. Tuttavia il lavoro del movimento paneuropeo e le geniali fatiche scientifiche nonché politiche del Kalergi, inevitabilmente, vivono – spesso inascoltate – nel DNA del percorso di affermazione eurounionale in divenire. I nodi critici vengono al pettine ogniqualvolta emergenze umanitarie internazionali, flussi migratori e bisogni sanitari globali richiedono piani di pronto intervento strutturale ed organizzativo di sempre più ampio e robusto respiro. La serietà di ogni prospettiva monistica e federale di eurounità può essere misurata sulle capacità macro- ordinamentali di istituire un euro- esercito, una politica migratoria di euro-distribuzione razionale nel ragionevole contemperamento tra il rispetto dei diritti umani e la garanzia di ordine pubblico. Sul piano socioeconomico, poi, la serietà di ogni prospettiva federale non può non passare da un riformismo che sappia strutturare un’agenda di politiche sociali lavoristiche in senso liberale, come pure di garanzie d’inalienabilità per i diritti civili ed economici per tutti, all’insegna di una socialità che sappia cibarsi di libertà individuali in paritaria concorrenza. Le occasioni per riflettere sulle radici kalergiane della attuale unionalità europea, così, sono le stesse occasioni paradigmatiche in cui si può riflettere sulle prospettive kalergiane tradite. La crisi delle identità eurounitarie, ancora mai giunte ad un proprio sperato apogeo, fotografa un’Europa che si sta riempiendo di alcune mosche sovraniste o falsamente europeiste, il cui ronzio sta ostacolando ulteriormente all’interno dell’opinione pubblica europea una coscienza azionista efficiente. Sulle concrete prospettive di comune crescita transcontinentale si deve ancora opportunamente riflettere, seguendo la via asiatica ed africana per le materie prime che da lì ci possono arrivare, e la via transatlanticostatunitense per lo sviluppo tecnico sugli apparati infrastrutturali dell’economia finanziaria del domani. Il concetto di “Unione” europea dell’oggi risulta essere al contempo prodotto e anti-prodotto della più datata e ancora militante “Unione” paneuropea del genio di Kalergi e dei post-kalergiani.

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