Quali opportunità dai fondi europei per i Comuni che cercano di creare occupazione nel territorio

Di Lola Fernandez. La mia riflessione è finalizzata ad analizzare in quale modo un’amministrazione comunale può contribuire a creare opportunità di lavoro nel proprio territorio o nella propria città, per la sua Comunità, utilizzando adeguatamente i fondi europei a disposizione e creando sinergie con gli operatori pubblici e privati che già svolgono una loro funzione territoriale in questo contesto. Una serie di sfide attendono i Comuni, chiamati ad affrontare un radicale e decisivo cambiamento e a dimostrare di essere in grado di reagire alle trasformazioni demografiche e tecnologiche degli ultimi anni con una nuova strategia organizzativa, capace di siglare un nuovo patto con i propri cittadini. Anche gli enti locali sono chiamati ad una doppia sfida: da un lato adeguarsi al cambiamento tecnologico, culturale e sociale che ha indotto nuove esigenze e, dall’altro, offrire un contributo a recuperare il ritardo che si è accumulato rispetto agli altri paesi europei nei servizi per il lavoro, il riequilibrio del welfare e il riordino complessivo del sistema. D’altro canto, ulteriori ed importanti investimenti in questo ambito sono previsti nel Piano nazionale di ripresa e resilienza (PNRR): in favore della Componente 1 ‘Politiche per il lavoro’ aveva stanziato 6,66 miliardi di euro. Una cifra importante, anche per porre rimedio alla scarsa attenzione passata verso il tema della formazione, delle competenze e delle politiche attive del lavoro. La domanda è: può un Comune avere un ruolo attivo in questo ambito, premesso il bisogno urgente che c’è di intervenire con progetti specifici di qualità e rilevanti per il proprio territorio in grado di creare occupazione? In un contesto in cui globalizzazione, avvento delle nuove tecnologie e per ultimo la pandemia hanno determinato profondi cambiamenti, le competenze che i lavoratori devono possedere per poter rimanere sul mercato del lavoro tendono a mutare. Si avverte infatti la necessità di compiere passi in favore di una sinergia di azione per comprendere e poi anticipare i fabbisogni formativi e professionali delle imprese, sinergia che può essere declinata sia in termini di competenze e skill che di fabbisogni occupazionali settoriali e di professioni. Però, andiamo avanti con il nostro ragionamento per scoprire le possibilità di intervento delle amministrazioni locali in questo ambito. Tra le righe del PNRR si intravede un approccio tradizionale alle politiche attive del lavoro, seppure appaia alta l’attenzione alla componente di empowerment e di innalzamento del capitale umano di queste politiche. D’altro canto, le misure di cui si chiede il finanziamento sono, nella maggior parte dei casi, saldamente incastonate nel contesto dell’ordinamento vigente così come disegnato dall’ultima riforma generale in materia (il D.Lgs. n. 150/2015), ma bisognose di completa attuazione operativa, anche per mezzo di un adeguato supporto finanziario e di capitale umano. Nell’ambito della prima Componente (Politiche del lavoro) della Missione n. 5 (Inclusione e coesione) del Piano, appaiono richiamati istituti di recente introdotti, il Programma nazionale per la Garanzia Occupabilità dei Lavoratori (GOL) e il Fondo nuove competenze. Oltre a questi interventi sono previste 5 misure diverse di investimento: il potenziamento dei Centri per l’impiego; incentivi alla creazione di impresa femminile; la creazione di un sistema di certificazione della parità di genere; il potenziamento del sistema duale; il potenziamento del servizio civile universale. Il Comune non può fare altro che muoversi discretamente, mantenendo gli adeguati equilibri, negli spazi operativi che lascia vuoti la normativa e che rappresentano quei pezzi della filiera di lavoro trasversale non completamente definiti. Così un Comune potrebbe avere il ruolo di facilitatore nell’applicazione locale degli strumenti previsti dal Piano senza assumere funzioni amministrative a lui non delegate e, per esempio, diventare uno sportello informativo per il programma GOL e il Fondo di nuove competenze, collaborare con i Centri per l’Impiego creando flussi di informazione utili a meglio gestire l’offerta e la domanda del lavoro, offrendo un supporto come organismo intermedio alla gestione di incentivi alla creazione di imprese sulla base delle opportunità offerte dal territorio, promuovendo politiche locali e interventi a supporto della parità di genere, potenziando con gli istituti di istruzione del territorio il sistema duale e l’alternanza scuola lavoro, potenziando il servizio civile universale del quale risulti ente promotore o di accoglienza, programmando lavori di utilità sociale che facilitino la transizione al mercato del lavoro dei percettori del reddito di cittadinanza. Nel contesto operativo descritto precedentemente, anche il Fondo Sociale Europeo rappresenta un’opportunità importante per i Comuni che vogliono attuare politiche attive del lavoro sul proprio territorio. Il Fondo sociale europeo è un fondo europeo che cofinanzia iniziative rivolte alle persone e alle organizzazioni. Ha l’obiettivo di migliorare le opportunità occupazionali, promuovere lo sviluppo dell’istruzione e della formazione e sostenere i soggetti più vulnerabili per assicurare inclusione e pari opportunità. La Regione Lazio, nell’ambito del Programma Fondo Sociale Europeo Plus (FSE+) 2021- 2027, ha avviato l’attuazione di due iniziative che, differentemente a quanto accaduto nella programmazione 20142020, conferiscono ai Comuni il ruolo di capofila e diretto beneficiario del fondo. Dal mio punto di vista, un gigantesco passo in avanti per il quale non posso fare altro che complimentarmi con il governo regionale. I Comuni finalmente potranno essere capofila di un partenariato allargato formato da altri Comuni e altri portatori di interesse che vogliono implementare in modo condiviso una strategia di sviluppo locale utile a costruire e promuovere nuove opportunità occupazionali che concorrano alla crescita del territorio, delle organizzazioni e delle persone. Mi riferisco all’Avviso Pubblico per manifestazione di interesse per realizzare “Comitati Locali per l’Occupazione”, pubblicato con determinazione regionale n. G02335 del 23/02/2023 e all’Avviso Pubblico per manifestazione di interesse rivolta ai Comuni del Lazio per realizzare “Officine municipali”, pubblicato con determinazione regionale n. G05680 del 27/04/2023. Entrambi appaiono come pezzi complementari di una stessa filiera dove il coordinamento è stato delegato ai Comuni. Grazie a queste due azioni esperimentali, saranno finalmente gli Enti Locali in collaborazione con altre organizzazioni e i Centri per l’Impiego, in quanto istituzioni di prossimità, a mettere in campo delle strategie di sviluppo locale sulla base delle loro potenzialità territoriali e delle loro risorse per promuovere occupazione e iniziative imprenditoriali. Doveroso sarà fare una valutazione finale di queste iniziative che riesca a mettere in evidenza la rilevanza o meno del ruolo dei Comuni nel mercato del lavoro. * Docente di Europrogettazione Sapienza Università di Roma

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