I diritti e i doveri

L’errore capitale da evitare è stato sempre e sarà quello della eccessiva
semplificazione, della ricerca al ribasso di ciò che unisce e al rialzo di ciò che divide.
E’ in questo il nocciolo della crisi sostanziale e strisciante che continua a percorrere il
continente europeo. Una crisi che ogni volta può essere vista da due punti di vista,
come una rottura incipiente degli equilibri oppure come un passaggio qualitativo ad
un livello più ampio e complesso dell’integrazione.
Si tratta di due poli sui quali si misura continuamente lo stato dell’unione per così
dire e si comprende in modo più approfondito dove sono le linee di frattura e quelle
che saranno le frizioni tra gli stati membri e le istituzioni comuni.
La presidenza slovena appena agli inizi ha dato una prima risposta di moderazione.
Pur con l’attenzione ad una realtà continentale dell’est europeo al quale in modo
inevitabile si sente legata, ha infatti ribadito la prevalenza dei diritti comuni che
aderendo all’Unione si sono accettati e l’interesse di questa o quella realtà nazionale
(si pensi alla Polonia per certi versi e di più di recente all’Ungheria) a modificare la
propria legislazione in ambiti molto delicati sui quali la difesa dei diritti
dell’individuo richiama in maniera inequivocabile il fondamento stesso dell’Europa,
quale insieme di popoli e di forme di governo improntate alle libertà fondamentali:
quella di pensiero, quella di movimento, quella di intrapresa, quella di associazione e
via via snocciolando. L’insieme di quel compendio di doveri e di diritti che
costituiscono il difficile equilibrio del sistema democratico.
Ecco perché, proprio in questa fase di complesso cammino di uscita da una situazione
pandemica che ha comportato e comporta limitazioni alle libertà in molti ambiti,
appare quanto mai necessaria la fermezza delle istituzioni europee, dal Parlamento
alla Commissione, al Consiglio dei capi di Stato e di Governo nei confronti di
decisioni e comportamenti che sotto la patina di scelte compiute in sistema
democratico, altro non sono che limitazioni evidenti dei principi fondanti della
democrazia stessa.
Quando si interviene per controllare la vita privata dei cittadini, per stigmatizzare
comportamenti e per tipizzare in senso limitativo quelle che sono le manifestazioni di
queste libertà; quando si vuole controllare il sistema dell’informazione magari con la
scusa trovare più risorse per esso o di più si vuole mettere bocca come esecutivi nelle
nomine dei vertici di tv e organi di stampa e così via, vuol dire che l’attacco alle
libertà diviene frontale poiché non può esservi equivoco tra i diritti ed i doveri che
come cittadini siamo chiamati ad esercitare e rispettare.
Doveri che sono né più né meno quelli di una civile convivenza, di rispetto dell’altro,
di contributo al bene comune, di non discriminazione in assoluto, di solidarietà.
Diritti che per converso sono quelli di conoscere il limite della propria libertà in
quella altrui e sapersi dunque conformare alla vita sociale nelle sue manifestazioni
opponendosi ad ogni forma di sopraffazione, di contribuire con serietà alla civile
convivenza soprattutto la dove sono le differenze.
Grandi conquiste per l’umanità e che i popoli europei si sono guadagnate sul campo e
dei quali sono divenuti punti di riferimento mondiale dopo il buco nero delle guerre
mondiali e la pagina spesso duramente criticabile del colonialismo.
L’Europa di oggi è nata sulla libertà, sui diritti e sui doveri e questo deve essere il
faro che guida ogni passaggio e deve far superare ogni momento di difficoltà o di
incomprensione!

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