Draghi vince sui falchi: il “bazooka” non è illegale

Mario Draghi non ha violato le norme che regolano l’operato della Bce, la banca centrale europea, quando ha deciso di avviare il massiccio pro- gramma di acquisto titoli del debito sovrano sui mercati secondari, noto come Quantitative easing o, in forma più colorita, come “bazooka”. Lo ha stabilito la Corte di giustizia dell’Ue, che ha così respinto il ricorso presentato da una serie di banche tedesche, le quali non avevano gradito l’inter- vento del governatore a salvaguardia del credito degli Stati membri più in difficoltà, tra cui l’Italia.

Il programma, varato nel marzo del 2015, sull’onda della seconda onda- ta di crisi che investito le economie occidentali, prevede che ciascuna banca centrale nazionale acquisti titoli idonei provenienti da emittenti pubblici statali, regionali o locali del proprio Paese. L’effetto sull’economia di tali acquisti è quello di favorire il credito degli istituti privati verso famiglie e imprese in un momento di difficoltà come quello in cui si trova- vano (e si trovano tuttora) le banche italiane.

Per giustificare la sua scelta, Draghi ha sempre fatto riferimento a quello che è uno degli obiettivi cardine del mandato della Bce, quello di ripor- tare il tasso di inflazione della zona euro prossimo al 2%. Ma per i falchi tedeschi, il bazooka del governatore sarebbe in realtà un aiuto diretto a determinati Paesi: non una politica monetaria, ma una politica economi- ca, che è invece di competenza degli Stati e dell’Ue. Una misura, detta in altre parole, che avrebbe sviato Paesi come il nostro a condurre una sana politica di bilancio.

Per i giudici, però, queste accuse sono prive di fondamento. Il Quantitative easing non travalica le competenze della Bce, perché, pur avendo effetti “da” politica economica, rientra comunque

in tutto e per tutto in una misura monetaria. La Corte ricorda inoltre come risulti chiaramente dal diritto primario che la Bce e le banche centrali degli Stati membri possono, in linea di principio, intervenire sui mercati dei capitali acquistando e vendendo in via definitiva titoli di debito negoziabili denominati in euro. Infine, i giudici smontano l’accusa di favoritismi all’Italia: il bazooka non equivale all’acquisto di titoli sui mercati primari e non produce l’effetto di sottrarre gli Stati membri all’incita- mento a condurre una sana politica di bilancio.

Europatoday

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