Brexit, l’Università sarà solo per i ricchi

di Teresa Forte

L’effetto Brexit, cioè l’uscita del Regno Unito dall’Unione europea, sulle università britanniche terremoterà le abitudini della alta e media borghesia italiana, abituata a stanziare un piccolo capitale per far studiare i propri figli all’estero, in particolare a Londra. Sono 14mila gli italiani che studiano in Gran Bretagna, circa il dieci per cento della “quota” di studenti provenienti dai 27 Paesi europei dell’Unione. Tra tutte le comunità europee, quella degli studenti italiani è la più affollata (qualche centinaio in meno sono i francesi e ancora un po’ di meno i tedeschi). Se ora la retta annuale costa 9 mila sterline, tra un anno e mezzo salirà a 25mila sterline (che corrispondono a 28mila euro). Ma c’è un altro privilegio che evaporerà, come tutti i vantaggi riconosciuti agli studenti della Ue che li equiparava agli studenti britannici: i prestiti a tasso agevolato che permettevano di non pagare subito i novemila euro di retta, ma solo dopo essersi laureati e aver trovato un lavoro. E anche i costi di residenza potevano essere coperti da un prestito: quindi studiare in Gran Bretagna diventava un investimento, e laurearsi a Oxford o Cambridge un bel biglietto da visita per il mercato del lavoro (anche se le tre università con più studenti dell’Unione europea sono tutte a Londra).

Le regole non diventano subito operative, perché la Brexit – già formalmente in vigore – dovrà però attraversare un periodo di transizione fino alla fine dell’anno, per dare tempo a Londra e Bruxelles di mettere a punto gli accordi che sostituiranno l’appartenenza all’Unione europea. Non è escluso che ci sia una ulteriore proroga: Boris Johnson, il primo ministro dei Conservatori che voleva la Brexit ad ogni costo, non gode più della popolarità di solo pochi mesi fa.

La pandemia del Covid-19, che il governo britannico ha affrontato con superficialità e gestione discutibile, ha reso più opaco il consenso al suo governo, tanto che già si parla di successione alla guida dei Conservatori. L’Università britannica, anche se c’è già chi si fascia la testa, non subirà un tracollo d’iscrizioni. Gli studenti stranieri sono quasi mezzo milione. I 143mila europei diventeranno di meno (ora si vedrà di quanto) ma l’Unione continuerà ad arricchire gli atenei britannici con molti studenti che non avranno agevolazioni ma potranno contare su una famiglia benestante che li mant

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