Turismo in Europa, dopo la crisi pandemia, il percorso proposto dalla Ue per ripartire

di Giorgio De Rossi

La Pandemia scatenata dal Corona Virus ha radicalmente modificato le nostre vite ed i nostri rapporti interpersonali, facendoci ripensare non solo il concetto di vacanza, ma soprattutto spingendoci ad attuare una ripartenza sostenibile, ancorché graduale, del comparto turistico, sia in ambito nazionale, che europeo. Infatti, i dati recentemente forniti dall’Ufficio Statistico della Commissione Europea “Eurostat” ci confermano, non solo che il turismo è un fattore vitale per l’occupazione in diversi Stati membri, ma soprattutto che l’Italia, nel 2017, come emerge dal grafico qui sotto, è risultata il primo Paese nell’Ue per numero di imprese turistiche. Inoltre, nel medesimo anno, il numero delle imprese europee esistenti nei settori del turismo si è attestato sui 2,3 milioni di aziende, rappresentando il 3,7% del fatturato.

Rispetto ad altri settori, le industrie turistiche hanno una stagionalità relativamente forte, con picchi di fatturato nel terzo trimestre (luglio, agosto e settembre) di ogni anno ed una tendenza al rialzo a lungo termine, riscontrata fino all’ultimo trimestre del 2019.

Le industrie del turismo sono un motore importante per le economie e i mercati del lavoro di molti Paesi. Più della metà (56%) delle imprese del settore turistico nell’Ue erano situate in quattro Stati membri nel 2017. Con ben 383.600 aziende attive, piccole e grandi, l’Italia è il primo Paese dell’UE per numero di aziende: più della Francia (326.700), della Spagna (308.000) e della Germania (263.400) e fruttano al nostro Paese il 13% del prodotto interno lordo, per un giro d’affari attorno ai 232 miliardi di euro.

Altri Paesi con un elevato numero di imprese nelle attività turistiche sono la Grecia (147.800), il Portogallo (120.200) e la Polonia (109.100). Sempre nel 2017, come evidenziato nel grafico Eurostat nella pagina accanto, le industrie del turismo esprimevano il 26% dell’occupazione nell’economia aziendale in Grecia.

Successivamente seguivano Cipro (20%), Irlanda (14%), Croazia e Austria (entrambi il 13%) e Italia (11%). All’altra estremità della scala, con solo il 4% delle persone occupate nel settore del turismo, chiudeva la Polonia. Va sottolineato come Germania, Italia e Spagna rappresentavano quasi la metà (48%) delle persone impiegate nelle industrie del turismo nell’Ue, con 2,5 milioni di persone in Germania, 1,6 milioni in Italia e 1,5 milioni in Spagna. Se si aggiunge l’indotto, ci sono ben 4,2 milioni di persone che in Italia vivono grazie al turismo. Purtroppo, conferma Eurostat, una delle prime industrie colpite dall’attuale Pandemia di Corona Virus è stata proprio l’industria del turismo. Restrizioni di viaggio e cancellazioni diffuse hanno portato a un arresto quasi completo nel turismo internazionale e nazionale. A tal proposito, la Commissione europea, il 13 maggio u.s., ha emanato la Comunicazione C(2020) 3251 COVID-19, contenente gli: “Orientamenti dell’Ue per il progressivo ripristino dei servizi turistici e la definizione di protocolli sanitari nelle strutture ricettive”. Praticamente rappresenta una “road map comune europea” contenente criteri e raccomandazioni agli Stati membri per la revoca graduale delle misure di contenimento della pandemia di Covid-19 ed il ripristino della libertà di circolazione.Gli interventi dovrebbero essere graduali e basarsi su elementi fondamentali fisico, la prevenzione delle infezioni e le misure di controllo.

In sintesi, le raccomandazione della Commissione Ue, rappresentate nel grafico qui a destra, prendono in considerazione i sottostanti aspetti: •Formazione e gestione del personale: tutto il personale che lavora nelle strutture turistiche deve conoscere i sintomi della Covid-19 (ad esempio febbre, tosse, mal di gola ecc.) e venire informato sulle misure di base di prevenzione e controllo delle infezioni.

  • Informazioni per gli ospiti: Prima dell’arrivo presso la struttura ricettiva, gli ospiti devono ricevere informazioni sugli orientamenti applicati al momento dalle autorità sanitarie pubbliche locali e sulle misure specifiche poste in essere nella struttura. •Distanziamento fisico: la trasmissione del Covid-19 avviene principalmente tramite goccioline di secrezioni respiratorie e salivari e contatto diretto con le persone infette e contatto indiretto con superfici o oggetti contaminati nell’ambiente circostante. Le goccioline di maggiori dimensioni possono percorrere una distanza di circa 1 metro se emesse quando si respira, di 1,5 metri quando si parla e di 2 metri quando si tossisce.
  • Galateo respiratorio: ènecessario rispettare un rigoroso galateo respiratorio. Il naso e la bocca devono essere coperti con un fazzoletto di carta monouso quando si starnutisce o si tossisce. Occorre avere diversi fazzoletti di carta monouso puliti pronti per essere utilizzati. •Igiene delle mani: l’igiene delle mani è una misura protettiva essenziale per ridurre la diffusione della Covid-19. È necessario rendere agevole l’accesso a servizi igienici per lavare le mani, dotati di sapone, asciugamani di carta monouso o asciugamani automatici e soluzioni igienizzanti per le mani a base alcolica (contenenti almeno il 70 % di alcol). Le strutture ricettive devono esibire, in aree diverse (ad esempio all’ingresso, nei servizi igienici, presso la cassa, ecc.), una segnaletica che promuova un’efficace e ripetuta igiene delle mani.
  • Utilizzo di mascherine facciali: l’utilizzo di mascherine facciali, da parte del personale e degli ospiti delle strutture turistiche, può essere considerato uno strumento per la protezione a monte (ad esempio, per impedire la diffusione di goccioline emesse dalle persone infette, sintomatiche o asintomatiche). La mascherina facciale deve coprire completamente il volto dalla radice del naso fino al mento.
  • Ventilazione:numerosi casi di trasmissione della Covid-19 sono stati messi in relazione con la permanenza in spazi chiusi. Cambiando più spesso l’aria nell’arco di ogni ora e facendo entrare la maggior quantità possibile di aria esterna si riduce con ogni probabilità il rischio potenziale di trasmissione degli aerosol. •Pulizia e disinfezione:le superfici che vengono toccate frequentemente devono essere pulite il più spesso possibile. Fra queste, i pomelli, le maniglie e le barre delle porte, le sedie e i braccioli, i piani dei tavoli, gli interruttori delle luci, i corrimani, i rubinetti, i pulsanti degli ascensori ecc. Per la normale pulizia è sufficiente adoperare detergenti di tipo Le raccomandazioni sopra espresse dalla Commissione e indicate ai Paesi membri auspicano dunque una riapertura graduale delle frontiere nel dopo Covid. Poiché la Commissione, più che suggerire, informare e raccomandare non può fare, saranno poi i singoli Stati che, in base alle loro esclusive competenze nazionali, possono decidere chi far entrare e chi escludere.

Un primo allarme è stato raccolto anche dal Presidente del Consiglio Giuseppe Conte che ha detto di ritenere “inaccettabili i corridoi privilegiati” e di aver parlato con la Presidente della Commissione Ursula von derLeyen affinché l’Europa vigili sull’evenienza che il turismo condizionato da accordi bilaterali possa determinare la distruzione del mercato unico.

Anche il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, in vista della prossima stagione turistica, ha recentemente affermato: «Niente più black list tra i Paesi europei”. L’Italia dunque aprirà i propri confini ai visitatori dell’area Schengen, inclusi la Svizzera ed il Principato di Monaco, senza obbligo di quarantena, a partire dal 3 giugno p.v., fornendo report settimanali sull’andamento epidemiologico regione per regione. Ma, in attesa di una ripartenza del settore turistico, perché una ripartenza ci sarà, dobbiamo trovare rapidamente un piano di rilancio, sia per le nostre aziende, quanto per le persone (lavoratori e studenti) che orbitano intorno a questo essenziale e strategico comparto.Le nostre imprese, grandi e piccole che siano, hanno bisogno, per poter ripartire, di un forte sostegno economico pubblico attraverso sgravi contributivi legati a progetti capaci di garantire il rispetto degli standard qualitativi e lo sviluppo di nuovi servizi. Inoltre, devono anche saper utilizzare quegli strumenti migliorativi della flessibilità, come le Reti di Imprese e gli istituti ad esse legati. Tra i quali, ad esempio, la “codatorialità”, intesa come assegnazione di lavoratori di un’impresa aderente ad una Rete ad un’altra impresa retista, attraverso lo strumento del “distacco”. Circa la risorsa degli studenti, si è pensato di gettare un ponte affinché entrino a far parte di una “community” di professionisti focalizzata solo ed esclusivamente sul settore turistico.

L’ACOM (Alleanza Competenze nell’Ospitalità e nella Mobilità) è, infatti, un progetto no-profit, creato da un team di docenti e studenti dell’Università Tor Vergata di Roma, che, unitamente a consulenti e professionisti dell’area turismo, ha già preso coscienza del fatto che il mondo del lavoro ed il mondo della formazione studentesca (dal quale usciranno i futuri professionisti) viaggiano su binari paralleli. Tuttavia, i due mondi (imprenditoriale ed accademico), pur faticando a raccordarsi, dovranno affrontare una realtà sempre più competitiva, nella ferma convinzione che il nostro comparto turistico saprà presto riemergere dalla Pandemia del Covis alla stregua della mitologica “Araba Fenice”.

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