Italia maglia rosa dell’economia circolare nell’Ue

di Giorgio De Rossi

Quest’anno il 2° “Rapporto Nazionale sull’Economia Circolare in Italia – 2020” (“Circular Economy Network”- CEN 2020), stilato dall’ENEA, fa il punto sulle principali misure di carattere strategico, normativo ed economico adottate in materia di economia circolare. Il Rapporto, presentato lo scorso marzo in streaming dal presidente CEN Edo Ronchi, offre il quadro aggiornato del peso dell’economia circolare in Italia confrontandolo con quello dei maggiori Paesi europei. Per definire lo stato dell’economia circolare sono stati considerati i cinque settori del Piano europeo per l’economia circolare presentato nel 2015: produzione, consumo, gestione dei rifiuti, materie prime e secondarie, nonché innovazione ed investimenti. Per ciascuno dei settori indicati nel grafico è stato individuato un set di indicatori, sulla base dei quali è stato attribuito un punteggio e realizzata una comparazione fra le cinque principali economie dell’Unione Europea: Germania, Francia, Italia, Spagna e Polonia che, con l’uscita del Regno Unito dall’UE, risulta la 5° economia dell’Unione Europea. Sul podio, tra le cinque principali economie europee, l’Italia è salita sul primo gradino nella classifica per indice di circolarità.

Sommando i punteggi di ogni settore, si ottiene “l’indice complessivo di circolarità” che nel 2020 conferma, come nel 2019, la prima posizione dell’Italia, indicata con 100 punti, seguita dalla Germania a 89, dalla Francia a 88, dalla Polonia a 72 e dalla Spagna a 71. Pertanto, sono ancora ben distanziate anche Germania e Francia, con 11 e 12 punti in meno; tuttavia stiamo perdendo posizioni: a minacciare un primato che è anche un asset per la nostra economia è la crescita veloce di Francia e Polonia, che migliorano la loro performance, rispettivamente, con più 7 e più 2 punti di tasso di circolarità nell’ultimo anno, mentre l’Italia segna il passo.

La novità più rilevante sul fronte delle misure adottate a livello nazionale ed europeo è sicuramente l’iniziativa promossa a dicembre 2019 dalla nuova Commissione europea per un “Green Deal” che punti a fare della sfida climatica e della transizione ecologica un’opportunità per un nuovo modello di sviluppo, consentendo all’Europa di divenire il primo continente “climate-neutral” entro il 2050. L’obiettivo sarà quello di promuovere una nuova rivoluzione industriale che garantisca cicli di produzione sostenibili e rispettosi dell’ambiente mediante una serie di strategie e strumenti. La transizione ecologica sarà supportata dal Piano di investimenti pubblici e privati per il Green New Deal, che, attraverso la mobilitazione di almeno € 1.000 miliardi di investimenti pubblici e privati, entro il prossimo decennio, collochi l’UE tra i maggiori leaders internazionali nell’economia circolare e nelle tecnologie pulite. In tale ambito, il 10 marzo 2020, la Commissione ha presentato l’aggiornamento del “Piano d’azione per l’economia circolare del 2015”. Tra le principali numerose novità, ci limitiamo a segnalare l’iniziativa per una progettazione circolare di tutti i “prodotti sostenibili”, prevenendo l’immissione sul mercato di prodotti nocivi per l’ambiente e rafforzando la responsabilità del produttore.

Per il nostro Paese, il Rapporto dell’ENEA evidenzia che la Legge di Bilancio per il 2020 contiene alcune prime misure per il “Green New Deal”, con l’istituzione di un Fondo per gli investimenti pubblici (4,24 miliardi di euro per gli anni dal 2020 al 2023), destinato a sostenere progetti per la decarbonizzazione dell’economia, la rigenerazione urbana, il turismo sostenibile, l’adattamento e la mitigazione dei rischi derivanti dal cambiamento climatico. Inoltre, nell’ambito delle politiche pubbliche, si segnala la ridefinizione del Piano Industria 4.0 esplicitamente finalizzato a “Piano Transizione 4.0”, diretto a favorire anche gli investimenti green delle imprese nell’ambito dell’economia circolare; l’ampliamento e il reindirizzamento del Fondo rotativo per il sostegno alle imprese e gli investimenti in ricerca (FRI); l’emanazione da parte del MISE del decreto concernente le procedure per l’erogazione delle agevolazioni connesse a investimenti innovativi delle piccole e medie imprese nelle Regioni meno sviluppate per favorire la loro transizione verso l’economia circolare; l’adozione delle misure previste nel decreto “Crescita” concernenti una serie di agevolazioni per il riutilizzo ed il riciclo degli imballaggi. Inoltre, al fine di disincentivare l’uso dei prodotti in plastica monouso, con la Legge di Bilancio 2020, è stata istituita una “plastic tax”, pari a 45 centesimi di euro per kg di plastica, prevedendo nel contempo un credito di imposta per l’adeguamento tecnologico mirato alla produzione di manufatti compostabili.

Da ultimo, il Rapporto di quest’anno introduce un focus particolare sulla necessità di orientare tutti i settori della bioeconomia verso un maggiore impegno per la tutela del capitale naturale, in particolare del suolo e dell’acqua, nonché nella lotta alla crisi climatica.

 

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