Macron liquida la Nato: morte cerebrale

di Monica Frida

L’occasione, i leader europei ce l’hanno avuta con l’invasione della Turchia in Siria, con il presidente-dittatore Recep Tayyip Erdogan che ha ordinato alla sua aviazione di bombardare i curdi. Nessuno, in quel frangente, ha saputo dire quello che era ragionevole: e cioè mettere in discussione la permanenza nella Nato, della quale fa parte pure il Paese aggressore in Siria, e cioè la Turchia. L’Europa ha soltanto balbettato di uno stop all’esportazione delle armi, come se per fermare un’aggressione militare potesse essere sufficiente. Nessuna voce collettiva, e del resto Federica Mogherini, Alto rappresentante per la Politica estera, è soltanto una miracolata della politica, e – non solo per colpa sua – diventata presto un fantasma.

A distanza di tre settimane, è Emmanuel Macron a farsi sentire sulla Nato. E per lanciare il suo sasso ha scelto le pagine dell’Economist, il principale settimanale economico britannico, che lo ha intervistato. “Quello che stiamo vivendo – ha detto il Presidente francese – è la morte cerebrale della Nato”.

Spiega Macron all’Economist: “La decisione americana e l’offensiva turca hanno avuto lo stesso risultato: il sacrificio dei nostri alleati (e cioè i curdi, ndr) che si sono battuti contro l’Isis”. E poi aggiunge un paradosso. Il Patto atlantico prevede la solidarietà tra i suoi Paesi membri nel caso di attacco a uno di loro. E se la Siria si difende e contro-attacca la Turchia – si domanda retoricamente Macron- la Nato dovrebbe scendere in guerra a fianco di Erdogan?

Il Presidente francese ne ha anche per Washington, sostenendo che gli Stati Uniti non hanno nessun coordinamento strategico con gli alleati.

A inizio di dicembre è in programma a Londra il periodico vertice Nato, e secondo Macron è ora che l’Alleanza si dia una strategia comune. Da Berlino, arriva la replica della Cancelliera tedesca Angela Merkel. Con tutto altro tono, ovviamente. Le “parole drastiche” di Macron, ha commentato la Cancelliera “non coincidono con la visione” che la Germania ha “della cooperazione all’interno della Nato”.

La Germania ha ragioni storiche che risalgono alla fine della Secondo conflitto mondiale per far parte dell’Alleanza atlantica. Significava essere sotto “l’ombrello atomico”: di ordigni nucleari, come Paesi sconfitti, né Germania né Italia potevano dotarsene; significava fare una scelta di campo nel fronte occidentale contrapposto all’allora Unione sovietica; significava un’alleanza con gli Stati Uniti, prima potenza al mondo.

I toni sono diversi, lontani dalla brutalità scelta dal Presidente francese, ma sui contenuti non tutti gli analisti concordano sul fatto che Merkel abbia voluto prendere le distanze da Macron. La Cancelliera non si sarebbe mai espressa diversamente, e la sua cautela è anche la sua forza.

Ma quando fu eletto Presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Merkel parò della necessità dell’Europa di rendersi autonoma dallo storico alleato: “Sono passati i tempi in cui l’Europa poteva fare affidamento sugli altri”. Non c’era un riferimento all’appartenenza alla Nato, non messa in discussione, ma certo un’evidente scarsa empatia con il nuovo corso di Washington.

Il problema, per Berlino, è semmai che Parigi prende delle iniziative in proprio, come la recente riapertura a Mosca, che aumentano le diffidenze verso l’Eliseo, che pure ha spinto per un rapporto preferenziale tra i due Paesi. Con altrettanta prevedibilità da Mosca sono arrivati commenti d’elogio a Macron, così come non poteva esserci che irritazioni da Paesi, come la Polonia, che le ferite della Cortina di ferro le sentono ancora. Il norvegese Jens Stoltenberg, da cinque anni Segretario generale della Nato, ha commentato invece che l’Unione europea non può difendersi da sola. Ora forse no, ma nulla impedisce ai partner europei di mantenere fra loro lo stesso accordo che hanno nell’Alleanza atlantica. Naturalmente, nulla sarebbe semplice: le basi americane in Italia diventerebbero basi francesi, in quanto la Francia è potenza nucleare? E poi, fino a quando le bombe atomiche possono essere un ragionevole motivo di deterrenza?

Macron non è neanche tenero con l’Europa, definendola “sull’orlo del precipizio”, ma naturalmente nessuno mette in discussione la sua volontà di conservare l’Unione, anzi. Quello che può infastidire gli alleati è semmai il suo protagonismo e la volontà di leadership, che viene giudicata con buone ragioni arrogante, ma che ha anche una visione da non liquidare sulla base della più o meno antipatia del personaggio.

Ma il discorso su una Difesa comune europea che l’Eliseo ha portato avanti soprattutto confrontadosi con Berlino, non ha fatto progressi sostanziali negli ultimi tempi: troppi sono i nodi da sciogliere, e molti sostengono che prima l’Unione dovrebbe darsi una politica estera comune. Che non c’è. Ma non c’è neanche all’interno della Nato.

Dove gli Stati Uniti hanno più vantaggi di quanto vogliano far credere. E dove Donald Trump rimprovera costantemente i Paesi alleati di non spendere abbastanza in Difesa.

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