Così Mattarella ha fatto pace con Macron

di Monica Frida
Non è stato semplice, ma la diplomazia italiana ha lavorato bene per recuperare lo “strappo” con il presidente francese Emmanuel Macron, che il 7 febbraio aveva richiamato a Parigi l’ambasciatore a Roma Christian Masset. ll richiamo in Patria è una decisione gravissima, e Macron ha voluto così punire l’escalation di polemiche da Lega e Cinque Stelle contro l’Eliseo, fino all’apice, e cioè la decisione di Luigi Di Maio, vicepremier e capo politico del Movimento “grillino” di incontrare in Francia i “gilet gialli”. Sono questi i rappresentanti della protesta contro Macron, che scendono in piazza con regolarità da qualche mese. Di Maio ha voluto sondare il terreno per una futura alleanza nel Parlamento europeo, nell’eventualità che i gilet gialli presentino proprie liste. Ma tra i capi-popolo incontrati c’erano anche quelli della protesta più dura e violenta. Un errore dovuto probabilmente solo a goffaggine e inesperienza, perché Di Maio non aveva neanche interesse ad avallare chi aveva parlato addirittura, con l’incontinenza verbale di questi tempi, di “golpe” a Parigi.
Fatto è che la frattura c’è stata, e il Quirinale aveva fatto filtrare la sua insofferenza verso dichiarazioni in continuazione sopra le righe. E allora Enzo Moavero, il mite ministro degli Esteri che è nel governo in “quota Mattarella” ha cominciato a ricucire i fili improvvisamente spezzati. Certo è che l’Eliseo avrebbe voluto delle scuse dal primo ministro Giuseppe Conte, che di buon grado si presta a fare il mediatore tra gli intemperanti alleati di governo e suoi pari grado in Europa, ma certo non poteva sottometterti dopo che Parigi aveva richiamato l’ambasciatore da Palazzo Farnese. La fase successiva, suggerita forse dalla stessa Farnesina, era che la telefonata per ricomporre la crisi la facesse Sergio Mattarella, presidente della Repubblica. Difficile che la telefonata l’abbia fatta Macron, come invece hanno ricostruito alcuni giornali italiani. Per due motivi: la sua arroganza, e per i contenuti di quello che doveva essere un colloquio di amicizia ritrovata. Cosa avrebbe dovuto dire Macron a Mattarella? Che si dispiace di aver richiamato l’ambasciatore? Avrebbe dovuto piagnucolare per come lo trattano Di Maio e Salvini? Invece, la telefonata l’ha fatta Mattarella, ricordando a Macron i valori di amicizia tra i due Paesi, e il loro congiunto ruolo necessario all’Europa.

Il Quirinale non ha neanche emesso un comunicato, e anche questo è stato interpretato in Italia come una debolezza. Al contrario, è stata una decisione abile, perché ha permesso di ridimensionare il caso, lasciando all’Eliseo il compito di riferire sul colloquio dell’amicizia confermata. E il Quirinale, quasi come cortesia istituzionale, si è limitato a diffondere il comunicato scritto dall’Eliseo. Dove, si badi, non è indicato chi ha telefonato a chi. Perché il clima politico a Roma è molto conflittuale, e dire che Mattarella ha chiamato Macron si sarebbe prestato a speculazioni che avrebbero infiammato la polemica. Mattarella che fa la pace sconfessando il governo; Mattarella che scavalca Conte; Mattarella il debole. Tutte sciocchezze, ma con il neutro resoconto dell’Eliseo che soprassiede su un particolare sostanziale (su richiesta evidente del Colle) il nuovo focolaio di scontro è soffocato. C’è un altro particolare che poi dimostra l’abilità diplomatica di questa “riconciliazione”. Macron ha invitato Mattarella in visita di Stato a Parigi, e il nostro Presidente ha accettato. Una visita di Stato, di questi tempi di austerità (è la formula più costosa, per il suo cerimoniale pomposo) è un altro segnale che accentua la volontà di chiudere felicemente la vicenda. L’Eliseo non ha resistito alla tentazione diindicare un’”Italia amica” (nel Quirinale) rispetto a “un’Italia nemica”, il governo etichettato come populista. E con questo Parigi ha ottenuto almeno una tregua rispetto agli attacchi quotidiani di Di Maio e Salvini. Ma c’è un vantaggio anche per Roma, che non può permettersi una tensione costante con la Francia, con la quale abbiamo ottime e remunerative relazioni commerciali. Di Maio si è affrettato a incontrare l’ambasciatore Masset, e anche Salvini ha diffuso dichiarazioni di pace. Naturalmente, si tratta di una tregua. Solo di una tregua.

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